All’inizio di novembre, il gruppo di escursionisti di Trekk Last Minute, accompagnati da Stefano Forti, ha conquistato la sommità dell’Etna, nel corso di una traversata di tre giorni che ha suscitato grandi emozioni nei partecipanti – e una grande ammirazione in chi è rimasto a terra..!
Fresco di rientro, Stefano Forti, che è anche Accompagnatore del Club Alpino Italiano, ci ha raccontato qualcosa di questa esperienza e di che cos’è Trekk Last Minute.
“Trekk Last Minute è prima di tutto un gruppo di amici,” spiega Stefano. “E’ nato 5 anni fa per dare l’opportunità a chi ama la montagna di incontrarsi e di vivere momenti escursionistici insieme. L’obiettivo è di avvicinare le persone alle esperienze outdoor garantendo in primo luogo la massima sicurezza, mettendo a disposizione l’accompagnamento e l’esperienza di escursionisti esperti. Possono partecipare tutti; quello che facciamo è interamente senza scopo di lucro. Quello che per noi è fondamentale è far avvicinare le persone a questo mondo con consapevolezza, preparazione, e una sana dose di rispetto: per la montagna e per i propri limiti personali. In ogni nostra avventura, gli obiettivi sono sempre tre, e rigorosamente in quest’ordine: tornare a casa; divertirsi; raggiungere la vetta.”
Com’è scalare l’Etna?
L’Etna non è una montagna come quelle che frequentiamo abitualmente; è un vulcano attivo, è una presenza viva. Le catene montuose sono emerse dal mare milioni di anni fa, e da allora sono rimaste pressoché immutate (pur continuando impercettibilmente a muoversi nel corso dei millenni). Un vulcano invece è un collegamento diretto con il nucleo della terra, è in continua evoluzione.
Non per niente per questa avventura ci siamo avvalsi del supporto di una guida vulcanologica. L’Etna si muove, mentre lo scali lo senti sussultare sotto i piedi; è capitato continuamente anche mentre eravamo lì, e ogni volta è un’esperienza esplosiva. E’ una sensazione unica, e non si tratta di paura; come ogni Siciliano sa, l’Etna è una forza della natura, una presenza costante; è energia devastante che genera la vita.
Infatti, a distanza di molti anni, dai vecchi crateri ormai spenti si elevano maestosi promontori, dalle antiche colate laviche risorge la vegetazione, ricoprendo il magma spento di colori raggianti.
L’Etna ci mette in rapporto con un ciclo della vita che non si può misurare in anni, come la nostra; ci ridimensiona, ma ci riconcilia anche con l’imprevedibilità. Per quanto un vulcano possa apparire distruttivo, allo stesso modo ci dimostra quanto la natura è forte nel rigenerarsi e nel riprendersi ciò che è suo.
Come ci si prepara a un’escursione come questa?
E’ un’escursione di tre giorni consecutivi: questo vuol dire soprattutto preparazione a livello di resistenza. Tre giorni di marcia richiedono tempi di recupero brevi: non si può arrivare a metà strada e trovarsi bloccati da crampi e affaticamenti. Nel giro di una notte bisogna tornare abbastanza riposati per poter affrontare un’altra giornata. Quindi, se in media un appassionato di escursionismo esce una volta ogni paio di settimane, già da qualche mese prima bisogna iniziare ad alzare il ritmo. In sostanza, si tratta di uscire ogni volta che si può, per arrivare al gran giorno nella forma migliore possibile.
Poi, prima della partenza ci si incontra, anche più volte tutti insieme, in escursione o davanti a una birra; si esaminano i percorsi, si stabilisce in anticipo il da farsi… la pianificazione va fatta con criterio.
Per esempio, i tre giorni sull’Etna sono stati pensati così: una prima giornata non troppo pesante, potremmo dire di riscaldamento; poi, una volta che si è verificata la resistenza di tutti, il secondo giorno è dedicato alla traversata vera e propria. L’ultimo giorno è il più leggero, di defaticamento. Si tratta di una vera messa alla prova, e l’Etna è un test severo.
Quali sono le difficoltà che pone un vulcano come l’Etna rispetto a una montagna?
Intanto, sotto di te non ci sono roccia o terra, ma sabbia lavica; è facile per la discesa, ma in salita vuol dire che ogni tre passi verso l’alto ti trovi a tornare verso il basso. Oltre una certa altezza, poi, ti aspetta la neve. E quando l’attività è forte, i gas sulfurei possono essere fastidiosi, mentre una finissima polvere nera ti piove costantemente sulla testa. Come dicevamo, è una messa alla prova, che premia la caparbietà delle persone, la loro preparazione fisica e mentale. Perché la concentrazione ha un ruolo fondamentale: la soglia d’attenzione deve essere sempre altissima, dall’inizio alla fine. Alle persone che accompagno dico sempre che l’80% degli incidenti avviene sulla via del ritorno, quando la vetta è conquistata, l’adrenalina cala e lascia lo spazio alla stanchezza. Ma la vetta non è il traguardo: segna solo la metà del percorso. Il passo successivo è tornare a casa.
Ogni escursione però è imperniata su un traguardo; giusto?
E’ così; c’è sempre un obiettivo da raggiungere, una cima da conquistare, un percorso da completare. Però bisogna anche avere l’umiltà di accettare che non sempre le cose vanno come le vogliamo: alla montagna non interessa quanto hai aspettato quel momento, quanto hai speso, e per quanto tempo ti sei allenato. Esiste sempre la possibilità di arrivare lì il giorno stabilito, e scoprire che la montagna non ti da il permesso di salire. Bisogna essere in grado di riconoscere questo divieto e bisogna saperlo accettare.
E’ necessario essere alpinisti esperti per partecipare alle escursioni di Trekk Last Minute?
In realtà abbiamo proposte per tutti, dai percorsi per famiglie con bambini alle sfide riservate agli esperti.
Dipende anche dalla stagione; nel corso dell’estate ad esempio, quando le scuole sono chiuse, dedichiamo molte iniziative riservate ai più piccoli e alle loro famiglie. I periodi migliori per l’escursionismo sono la primavera e l’autunno: le temperature sono piacevoli e ci consentono di organizzare escursioni semplici, accessibili a tutti, ma anche lunghi trekking per gli escursionisti più arditi; mentre d’inverno siamo soliti proporre ciaspolate sulla neve.
E il prossimo passo di Trekk Last Minute? Quali sono le destinazioni nel cassetto?
Pensavamo alle Alpi Svizzere, o magari il sogno di ogni escursionista: il Perù…dove contiamo di tornare presto, con un forte gruppo di amici escursionisti.
E poi, io sogno l’Alaska. Che è ostile in ogni cosa, temperatura, morfologia del terreno… ma mi attrae più di tutto, anche più del Tibet, che ormai purtroppo è preso d’assalto dal turismo di massa. Ormai, se paghi, sull’Everest ti ci portano.
Mentre il vero escursionista non è altro che qualcuno che vuole fare la strada con le proprie gambe.